Francesca Guidobaldi nuovo numero uno biancoceleste

Una volta Ricardo Zamora, uno che tra i pali ci sapeva fare, non per niente fu soprannominato El Divino disse: "Se mi capita di entrare in Chiesa, me ne sto a guardare il Cristo, a braccia spalancate, e penso che è là, con quel gesto a parare i peccati del mondo". I portieri sono sempre stati un ruolo a parte: una vena di pazzia e una buona dose di coraggio li hanno contraddistinti.

La Lazio ha una grande tradizione di numeri uno di grandissimo spessore, iniziando dal grande Uber Gradella, uno che ebbe il coraggio di sentenziare: "Per non lasciare la Lazio, lascio il calcio", passando per Sclavi e l'eterna bandiera Bob Lovati, finendo con il portiere del primo scudetto Felice Pulici. 
Ma anche nel calcio femminile non mancano esempi di grandi atleti, come quello di Eva Russo che, a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, difese la nostra porta e quella della Nazionale. In maglia biancoceleste, esordì a soli quattordici anni, vinse tanto, anzi tantissimo.

Ora seguendo la strada di tanti illustri predecessori arriva a vestire la casacca numero uno biancoceleste Francesca Guidobaldi Romana, classe 1989, arriva dalla Vis Roma Nova con cui ha disputato un'ottima stagione arrivando a disputare la finale di Coppa Lazio persa contro il Latina.

Come le altre ragazze arrivate precedentemente nella S.S. Lazio Calcio Femminile, fedele al suo slogan: "riportiamo a casa i Laziali", anche lei è tifosissima biancoceleste, una tradizione ereditata in famiglia. 
Intanto, in tema con gli altri grandi Laziali del passato, le sue prime parole ci fanno capire lo spessore di questa giovane ragazza:
"Finalmente corono il mio sogno di giocare con la maglia della S.S. Lazio".

Poche parole che arrivano però diritte al cuore.


„Se mi capita di entrare in chiesa, me ne sto a guardare il Cristo, a braccia spalancate, e penso che è là, con quel gesto, a parare i peccati del mondo. Devono arrivargli sul palmo come fucilate. Così, trovandomi in porta durante una partita, mi sembra di essere anch'io sopra un altare e stendo le mani, e mi piace ricordare Cristo quando prendo i palloni. (citato da Alberto Bevilacqua, Corriere della Sera Magazine; citato in La Gazzetta dello Sport, 1 giugno 2009)“
– Ricardo Zamora

Riferimento: http://le-citazioni.it/autori/ricardo-zamora/?q=201550
„Se mi capita di entrare in chiesa, me ne sto a guardare il Cristo, a braccia spalancate, e penso che è là, con quel gesto, a parare i peccati del mondo. Devono arrivargli sul palmo come fucilate. Così, trovandomi in porta durante una partita, mi sembra di essere anch'io sopra un altare e stendo le mani, e mi piace ricordare Cristo quando prendo i palloni. (citato da Alberto Bevilacqua, Corriere della Sera Magazine; citato in La Gazzetta dello Sport, 1 giugno 2009)“
– Ricardo Zamora

Riferimento: http://le-citazioni.it/autori/ricardo-zamora/?q=201550
„Se mi capita di entrare in chiesa, me ne sto a guardare il Cristo, a braccia spalancate, e penso che è là, con quel gesto, a parare i peccati del mondo. Devono arrivargli sul palmo come fucilate. Così, trovandomi in porta durante una partita, mi sembra di essere anch'io sopra un altare e stendo le mani, e mi piace ricordare Cristo quando prendo i palloni. (citato da Alberto Bevilacqua, Corriere della Sera Magazine; citato in La Gazzetta dello Sport, 1 giugno 2009)“
– Ricardo Zamora

Riferimento: http://le-citazioni.it/autori/ricardo-zamora/?q=201550
„Se mi capita di entrare in chiesa, me ne sto a guardare il Cristo, a braccia spalancate, e penso che è là, con quel gesto, a parare i peccati del mondo. Devono arrivargli sul palmo come fucilate. Così, trovandomi in porta durante una partita, mi sembra di essere anch'io sopra un altare e stendo le mani, e mi piace ricordare Cristo quando prendo i palloni. (citato da Alberto Bevilacqua, Corriere della Sera Magazine; citato in La Gazzetta dello Sport, 1 giugno 2009)“
– Ricardo Zamora

Riferimento: http://le-citazioni.it/autori/ricardo-zamora/?q=201550

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