Il mondo del tifo al femminile: le SLAS del Toro
S.L.A.S. DONNE ULTRAS. Un mitico
striscione della Curva Maratona degli anni d’oro, quando questo settore del
vecchio Comunale era considerato il più folkloristico e innovativo a livello
europeo e forse mondiale. Uno striscione in parte misterioso. S.L.A.S.: lontani
dal cuore del tifo, in parecchi si interrogavano sul significato di queste
quattro lettere. Venivano fornite fantasiose ed esilaranti spiegazioni. Oggi,
molti giovani appassionati di “Storia del Tifo Granata” guardano le foto della
Curva anni 70/80 e si chiedono e mi chiedono i segreti di queste quattro
lettere. E’ ora di raccontare delle Donne Ultras, molto rispettate tra i tifosi
più “praticanti”.
Siamo davanti alla Basilica di Superga, con Luisa e Susanna. Me le ricordo bene, sopra lo striscione Ultras, in Maratona, oppure alla stazione, in partenza per Bergamo (la trasferta per antonomasia). Nel film “Ragazzi di Stadio” e in mille numeri di “Calciofilm”, ancora. La biondina con il caschetto stile Caterina Caselli, la brunetta con gli occhioni: sono due delle mitiche SLAS, le Donne Ultras della Maratona. Un concetto nuovo: prima c’era un solo tipo di Ultras. Maschio. Macho. C’era qualche sporadica “donna del capo”. Poche ragazzine con il papà feroce. Loro no. Loro erano Ultras. Non erano la donna di qualche “guerriero”, erano Ultras e basta.
Le intervisto in questo luogo sacro per il popolo Granata. La giornata è bellissima e il panorama sterminato. Passano turisti stranieri incuriositi. Le Alpi. Facciamo molte foto insieme. Rispondono a tutte le mie domande. Le loro sciarpe del Toro. La sciarpa dello Scudetto del 1976.
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Luisa, com’è andata che ti sei trovata in Curva?
“Il mio destino è stato segnato fin dal momento nel quale “ho scelto” la famiglia nella quale sarei nata: una famiglia interamente composta di Granata!!!! La passione forte, però, me l’ha trasmessa mio papà: da ragazzino ha fatto tutta la trafila nelle squadre giovanili del Toro poi, dopo l’estate del ’48, quando era stato aggregato alla prima squadra per la fase del ritiro pre-campionato, ha smesso di giocare, perché; quelli erano altri tempi e il calcio non era una fonte di reddito sicura. Incominciare ad andare allo stadio è stato un passaggio naturale, così come iniziare a frequentare la Curva, cuore del tifo e della passione Granata”.
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Susanna, come hai iniziato a tifare Toro?
Anni 70, facevo le elementari: erano tutti gobbi, li ricordo ancora,
sempre contenti e allegri. A malapena io sapevo che era morto da poco Gigi
Meroni, qualcuno in famiglia raccontava ancora il funerale del Grande Torino.
Così sono diventata del Toro, per ripicca nei confronti di tutti ‘sti gobbi
odiosi e prepotenti. In casa nessuno andava allo stadio, mio padre ancora oggi
odia il calcio. C’era uno zio, tifoso da sempre, che non so come ho convinto a
portarmi allo stadio: anno 1972, distinti centrali, ricordo un Paolino Pulici
giovanissimo. Io trascorrevo i 90 minuti a guardare la Curva Maratona,
pensando: "Io andrò là".
Come siete addirittura diventate Ultras negli
Ultras, tra le prime se non le prime in Italia?
Luisa – Non saprei dire come sono finita al centro della Curva; è stata
una scelta istintiva, naturale. Considerato il mio modo di essere, non avrei
potuto aggregarmi a nessun altro gruppo. Ho iniziato a frequentare la Curva dal
campionato 1970/71, in compagnia di mia cugina: con lei e con mio zio ho fatto
la prima trasferta a Verona e così, di partita in partita, è stato facile
fare amicizia con ragazzi e ragazze che frequentavano la Maratona, eravamo
animati tutti dallo stesso amore per il Toro e dallo stesso entusiasmo. L’anno
successivo ho conosciuto Susanna e Silvia, amiche con la A maiuscola per la
vita. Qualche anno dopo si è aggregata Anna, più giovane di noi: anche con lei
il legame è stato subito importante e indissolubile.
Susanna – 1973, 1a scuola superiore; la prima compagna con cui ho fatto
amicizia aveva uno zaino pieno di FORZA TORO, "Sei del Toro?": era
Silvia, l’inizio di un grande amore. Così, di nascosto dai rispettivi padri,
siamo andate da sole alla domenica a comprare i biglietti dai bagarini e,
sempre da sole, ci siamo infilate in mezzo agli Ultras. Così, domenica dopo
domenica, abbiamo continuato, l’anno successivo ci siamo comprate l’abbonamento
e poi abbiamo iniziato ad andare in trasferta. Sensazioni forti e meravigliose:
il Toro di Pianelli (mancavano tre anni allo scudetto), un gruppo di tifosi
matti e amici dentro e fuori lo stadio, la Curva più bella d’Europa. Le donne
tifose erano poche allora: in un attimo, la bionda e meravigliosa Luisa, unita
dalla stessa passione, è diventata nostra amica. A seguire la più piccola,
Anna. Una domenica mattina, in Piazza Castello, prima di una trasferta per
Milano, avevo la bomboletta (inorridisco al pensiero di aver imbrattato mura
storiche, ma questa è la verità) e ho iniziato a comporre le nostre iniziali
Susanna Luisa Anna Silvia, e così sono nate le SLAS, soprattutto Ultras e
tifose del Toro.
Anni di partite e tifo, notti a cucire i bandieroni, lo scudetto del
1976, con la notte precedente ad ornare Torino di coccarde e fiori e la sera
seguente la marcia a Superga. Poi la beffa del 1977, le trasferte in coppa,
l’orrida discesa in B del 1989, con il treno a Lecce e la sconfitta ignobile.
Quell’anno ero incinta di 7 mesi, la polizia non voleva farmi salire sul treno
della speranza e a Lecce mi hanno obbligata DA SOLA ad andare in tribuna. Silvia
non c’è più a raccontare…”.
“Susanna – Siamo sempre rimaste del Toro, tutte e quattro. Non ci siamo
mai perse di vista. Poi, quattro anni fa, la mitica Silvietta ci ha lasciate
orfane della sua intelligenza, della sua profondità, della sua creatività.
Quando muore una persona che hai amato, è un fatto che in fondo non accetti mai
del tutto. Io la sento sempre qui accanto a me, con quel suo caratteraccio e la
sua grande dolcezza.
Anna è lontana, ma vive il Toro e gli amici di sempre, come se fosse qui con noi, vero?
Susanna – Anna vive in Emilia-Romagna; la scorsa estate siamo riuscite a vederci tutte e tre. Ci sentiamo, ci scambiamo sms, lei ci segue e segue il Toro, da lontano”.
Anna è lontana, ma vive il Toro e gli amici di sempre, come se fosse qui con noi, vero?
Susanna – Anna vive in Emilia-Romagna; la scorsa estate siamo riuscite a vederci tutte e tre. Ci sentiamo, ci scambiamo sms, lei ci segue e segue il Toro, da lontano”.
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Cosa pensate di voi stesse, oggi?
“Luisa – Sono cambiata assai poco, non so se questo sia un bene o un male, ma mi rendo conto che vivo con gli stessi ideali di allora e affronto la vita con lo stesso piglio. Nemmeno la famiglia e i due figli, Granata entrambi, ovviamente, mi hanno cambiato più di tanto. Susanna – Sono sempre la stessa "guerriera" che affrontava i gobbi fin da bambina. Ho un figlio di 18 anni, ovviamente l’unica scelta che non ha potuto fare riguarda il calcio: a casa mia si è solo del Toro. Vado allo stadio, adoro gli amici Granata di sempre, mi piace divertirmi e fare casino. Sono sempre la stessa persona!”.
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